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1a edizione “Venezia a Gwangju” – Proiezione del Film “L’orto americano” di Pupi Avati

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Luogo: Gwangju Independent Film Theater (광주독립영화관)

Informazioni: 062-222-1895 / http://gift4u.or.kr/

Indirizzo: Gwangju, Dong-gu, Jebong-ro, 96, 6 piano (광주광역시 동구 제봉로 96, 6층)

 

Data della proiezione:

1 marzo 2025, ore 17:30, Gwangju Independent Film Theater

 

Regia: Pupi Avati

Produzione: DueA Film (Antonio Avati), Minerva Pictures (Santo Versace, Gianluca Curti), Rai Cinema

Durata: 107’

Lingua: Italiano, inglese

Paesi: Italia

Interpreti: Filippo Scotti, Rita Tushingham, Mildred Gustaffsson, Roberto De Francesco, Chiara Caselli, Armando De Ceccon, Morena Gentile, Romano Reggiani, Nicola Nocella, Massimo Bonetti

Sceneggiatura: Pupi Avati, Tommaso Avati

Fotografia: Cesare Bastelli

Montaggio: Ivan Zuccon

Scenografia: Biagio Fersini

Costumi: Beatrice Giannini

Musica: Stefano Arnaldi

Suono: Fono Roma Movies & Sound, Pompeo Iaquone

Effetti visivi: Blackstone Studio, Fabio Tomassetti, Daniele Tomassetti

 

Sinossi

L’orto americano narra la storia di un giovane psicopatico con aspirazioni letterarie che si trova a innamorarsi fulmineamente di una giovane infermiera dell’esercito americano. Siamo a Bologna a ridosso della liberazione e a questo giovane problematico è sufficiente l’incontro di sguardi con la bellissima soldatessa per far sì che lui la consideri la donna della sua vita. Casualmente, un anno dopo, nel Midwest americano andrà ad abitare in una casa contigua (in realtà separata da un nefasto orto) alla casa della sua bella. In questa casa vive l’anziana madre disperata per la scomparsa della figlia che dalla conclusione del conflitto, dopo aver scritto a casa che si sarebbe sposata con un italiano, non ha più dato notizie di sé. Inizia così da parte del ragazzo una tesissima ricerca che gli farà vivere una situazione di altissima drammaticità, fino a una conclusione, in Italia, del tutto inattesa.

Commento del regista

Nell’attuale proposta di ritorno al “gotico”, con L’orto americano abbiamo dilatato i confini ambientando una porzione iniziale del racconto nel Midwest americano e la parte successiva in quella sorta di Midwest italiano che è il grande delta del Po. Per la prima volta nella nostra filmografia portiamo in scena il dopoguerra italiano. Quella stagione nella storia del nostro Paese vissuta a ridosso del concludersi della Seconda guerra mondiale, ancora intrisa dall’orrendo effluvio della paura e della fame in uno scenario di assoluta devastazione. È in questa Italia, nel recupero dei cadaveri dei tanti giovani militari, di uno o dell’altro fronte, nel tentativo di restituire un’affrettata legalità al contesto sociale, che si muove il nostro protagonista alla ricerca disperata di un amore totalmente idealizzato. Sarà il mostrare proprio questa Italia ridotta in macerie, nella comparazione con la “rassicurante” America, a tratteggiare simbolicamente il disagio mentale che accompagna l’io narrante della nostra storia. Sarà nella ricostruzione di un processo penale di quel tempo, avente come imputato un reo di delitti indicibili, a riportarci a una stagione della vita sociale in cui la necessità di un esplicito ritorno alla normalità fece sì che si affrettassero giudizi e sentenze, in una condizione di necessaria impellenza.

Fonti testo e immagini: Biennale Cinema (labiennale.org)

  • Organizzato da: Istituto Italiano di Cultura di Seoul
  • In collaborazione con: Gwangju Independent Film Theater